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LURE BUILDING & LURE FISHING AROUND THE WORLD

sabato 1 ottobre 2011

LIBERE CONSIDERAZIONI SUL CARO TONNO BLUEFIN....

 
Dopo alcuni incontri saltuari in passato, ho dedicato diverse uscite per capire qualcosa e divertirmi con sua maestà mediterranea, il tonno rosso.
Premetto che quelle che seguono sono solo considerazioni che vengono da un'esperienza limitata mia e di alcuni amici in una stagione, possiamo definirle riflessioni a voce alta, tutte da consolidare o forse smentire nelle prossime uscite.
Non entro nemmeno in merito di questioni come quote, stagione chiusa, possibilità normativa o meno di pescare con rilascio, non è questa la sede; basti sapere che in una stagione ho trattenuto un singolo pesce nel periodo consentito e liberato in salute tutte le altre “catture accidentali”.
Il mio playground è stato l'Adriatico alto e medio, fondali fino a un massimo di 75 metri, sicuramente non abissi, cosa che probabilmente influenza il comportamento dei tonni sia in predazione che in combattimento.

SITUAZIONI DI PESCA

Fondamentalmente due, a barca ferma con pesce non visibile in superficie, solitamente in zona di pastura o addirittura quando ospite di amici “sardellari”.
Il jig l'ha fatta da padrone, anche nelle situazioni spurie in cui gli amici facevano la loro bella scia sapida... non ce la faccio, non fa per me calare sarde untuose sostenute dalla bottiglietta, io jiggo!
Le esperienze su scia di pastura ( sono ospite in barca, tocca starci hehe ) lasciano più o meno il tempo che trovano, siano o meno coronate da successo; ritengo che in tali situazioni il comportamento sia falsato e il tonno non agisca libero da condizionamenti.
E' capitato comunque di ancorarsi in zona positiva e vedere un paio di tonni sull'eco ancora prima di creare la famigerata scia; nello specifico 23 metri di fondo fuori da un noto porto alle foci del Po.
Calata di un hooker1 da 220 grammi e scia sull'eco del pesce che ha seguito fino al fondo, errore! La seconda calata ho fermato un paio di metri prima, due pompate controllate a far pulsare il metal e attaco brutale, probabilmente anche frutto della competizione tra i vari pesci.

Il primo combattimento con un “cinquantino” è andato piuttosto per le lunghe, con parecchi metri di PE6 fuori sulla prima fuga, altrettanti sulla seconda, e poi il pesce che ha costantemente e deliberatamente puntato la barca... mica fesso! 45 minuti spesi male, ma ho pagato lo scotto dell'inesperienza e dei consigli dei veterani!
Per la cronaca, per la voglia di sperimentare, ho usato un approccio stile “palamita gigante”, con amo in coda al jig invece che sull'assist; una soluzione che certo non ho inventato io ma che ho preso in prestito dai mostri sacri jappi che la usano per i denti di cane; i pro sono che si allama sempre bene, e che il terminale è sempre fuori dalla bocca senza pericoli di abrasione, cosa forse più utile coi doggies che con i bluefin, ma tant'è sperimentare torna magari utile poi; tra i contro il fatto che dobbiamo “moderare” la jerkata e controllarne in particolare la fine per evitare che l'amo si agganci al filo del terminale rendendo inutile il recupero
Un altro caso è stato ancora più classico, pesci in pastura sulla scia ma che non toccano le sarde innescate e nemmeno il jig.... finchè non si gira la corrente e accendono l'interruttore... risultato un quarantino su uno stay 160 bianco, stavolta armato assist tanto per non scontentare nessuno.
Per la cronaca i modelli di Jig che hanno catturato sono stati, oltre ai due citati, il Nagamasa di Smith, il Flashing Haoli di Lamble Bait e il Blast Edge di Patriot, ma immagino che molti altri siano altrettanto efficaci, troppo poca la casistica per fare una classifica.
La terza situazione a barca ferma e in assenza di segnali è capitata a un amico: lancio verso i soliti “pali” con un'esca molto vibrante e di disturbo come il Baby Runboh, e mostro che esce dalla struttura come un sommergibile per inglobare il povero stick; certo non era intanato lì, ma si aggirava in cerca di preda nelle immediatezze del manufatto; di una preda qualunque occasionale probabilmente, non dietro a un foraggio di mare aperto classico... caso difficile da ripetere ma comportamento da tenere presente specie pescando in situazioni in cui mancano le solite sardine, acciughe, lanzardi o simili, il tonno si dedica a tutto se c'è bisogno e fame.

Uscendo dalle circostanze “speciali”, le esperienze più belle sono state sulle mangianze, a volte grandi come campi da calcio, a volte piccole e veloci.
Le discriminanti sul loro comportamento sono state il numero di tonni, la consistenza dei branchi di foraggio, la distanza dalla costa e la presenza di concorrenza umana.
In circostanze disturbate si sono dimostrati sia restii ad essere avvicinati a tiro di lancio che selettivi sull'artificiale e sulla presentazione.


Su mangianze ampie e continuate l'approccio che ha meglio pagato è stato un avvicinamento lento e in deriva, spegnendo i motori in distanza e arrivando a tiro con l'abbrivio della barca, ma in caso di blitz veloci ha pagato maggiormente, nelle mie uscite, arrivare il più veloce possibile in prossimità, virare di 90° per mettersi in parallelo con la mangianza e lanciare il più rapidamente possibile con motore acceso ma in folle; mi è parso di notare che spegnere il motore, e quindi la rapida variazione di rumore, sia più negativo per i pesci del rumore stesso mantenuto costante.... a ben guardare succede lo stesso coi bass e il motore elettrico, giusto per cercare un paragone molto lontano. Certo in questo secondo caso in poco tempo i tonni spariscono, ma le nostre chance le abbiamo più spesso che cercando un improbabile intercettamento a motore spento e barca in semideriva, tre o quattro lanci riusciamo a farli frequentemente, e di solito bastano a capire se i pesci sono interessati alla plastica.

TIPO DI ESCHE, ARMATURA E PRESENTAZIONE

Per quanto qualche cattura esca anche con classici di superficie come i poppers e gli skipping lures, la parte del leone nella mia pratica l'hanno avuta diversi tipi di stickbait e in misura minore dei metal jig da lancio; probabilmente sono ottimi anche i minnows, ma sinceramente non li ho adoperati ancora con continuità nonostante esistano diversi modelli specifici.
Parliamo un attimo di stick; solitamente si consiglia il massimo di similitudine col foraggio in dimensioni e colore... spesso funziona ma non sempre è così, anche altri fattori entrano in gioco.
Un fattore decisivo secondo me è l'ampiezza del movimento dello stick e il conseguente disturbo in acqua; se in giornate di pesce molto aggressivo o, all'opposto, di pesce non in mangianza, si è dimostrata estremamente catturante un'esca dal movimento esasperato come il Baby Runboh di Smith, in situazioni di mangianza “tranquilla” o selettiva hanno fruttato molto di più degli stick dal movimento poco accentuato o addirittura quasi lineare... sto parlando di modelli come il Volador, o ancora meglio il Surfish Tuna di Nature Boys, esca che per me è stata il mattatore assoluto, il Samana di Oceanthroughbred o, in caso di necessità di un'esca piccola, l'Halshico Twicher di Halcyon System o il Saruna Dragon di Smith.


La spiegazione secondo me è semplice, avete mai visto come nuota una sardina o uno sgombro? Corpo dritto e vibrazioni rapide e veloci della coda che non modificano l'assetto del pesce, certo non si muovono come un pesce rosso da boccia sotto stimolanti! I tonni sono in grado di percepire la differenza e di ricondurla o meno al comportamento del naturale presente al momento.
Come armare i nostri stick? Io ho abbandonato le ancorette, troppo dannose per il pesce e poco affidabili in combattimento. Anche gli ami classici da jig collegati con doppio split non mi hanno convinto come percentuale di allamata, troppo del gap dell'amo è invalidato da quell'anellino ingombrante su un amo tanto corto.
Quelli che sono piaciuti a me sono dei modelli forse meno conosciuti: in primis il Decoy Pike JS3 collegato con doppio split, la cui curva particolare si è rivelata micidiale; il secondo che mi piace, montato allo stesso modo, è il Papa Style di Varivas, sottile di ferro, più lungo di gambo di un classico jighook e con curva un po' rientrante; ultimo per le situazioni di esca piccola il Decoy DJ87, in realtà un amo con assist brevissimo che si addice bene ai ministick ( tipo Halshico Twicher ) ma che non ho ancora messo alla prova con pesci molto over 30 kg. Ci saranno anche altre soluzioni, io ho riportato quelle che si sono rivelate migliori per me.

I colori dell'esca? Posso dire poco se non di avere sempre usato tinte naturali, giusto per non sbagliare; non ho fatto prove con gli aggeggi colorati che uso per le cubere in altri mari!
Sardina, acciuga, oro-beige stile sugarello, roba del genere insomma, niente fantascienza.

IL RESTO DELL'ATTREZZATURA

Come canna, ottimi attrezzi si sono rivelati la Blue Sniper 87/6 Tuna di Yamaga Blanks, la Grand Armor Tuna Diamond 86 ( più lungo il nome della canna ) di Patriot Design, ma ci sono sicuramente altre ottime canne nelle gamme delle marche più blasonate; in passato ho guardato di buon occhio anche le canne specifiche da stick per GT, anche se credo che ci penalizzarebbero con uno sforzo prolungato un po' eccessivo in caso di combattimento lungo, dato la loro stuttura differente in ripartizione della piega rispetto agli specifici attrezzi da tonni.
Sono tutte canne con lunghezza da 8' a 8.6, abbastanza per lanciare lungo quando serve, e con una curva “metà-metà” che non offre eccessiva leva al pesce nelle fasi di combattimento statico; in poche parole, sotto trazione la metà superiore della canna, utile per il lancio e la manovra delle esche, collassa progressivamente per lasciarci una parte di leva piuttosto corta, utile a una pompata veloce e incisiva sul pesce e pietosa della nostra schiena.

Mulinello? No questions, i migliori che il grano possa concederci, per me Stella 10000FA serie vecchia, a volte con bobina di capacità superiore, anche se finora non mi è servita... ma metti metti che aggancio il quintalino e mezzo?! Sì lo so, probabilmente riderebbe lui .....
In bobina un buon PE minimo 6, meglio 8, a seconda delle nostre capacità di lancio; i giappi top level tipo Varivas Avani GT o YGK Ultra Castman offrono incisivi vantaggi in questa pesca ma non sono indispensabili, il mio big sui 60 è uscito con del normalissimo Fins da 80 lbs.

Terminale: per me Fluorocarbon, 100-120 libbre, in troppe situazioni i pesci arrivavano tutti sulla mia canna e non su quelle degli amici col nylon, e non credo fosse merito personale, non solo almeno, visto che quando prestavo la canna i pesci la seguivano anche in mani diverse.

RECUPERO DELL'ESCA

Pompate più o meno brevi, tra i 50 cm e il metro e venti circa, con l'artificiale che non esce dall'aqua se non per qualche spruzzatina; troppi i rifiuti quando preso dalla fretta mi capitava di farlo spiattellare un po' o rompere troppo spesso la superficie; a volte anche recupero continuo più o meno rapido ma dritto, e qualche attacco anche ad esca quasi ferma.
Non esageriamo con strappi irregolari e fantasiosi, il tonno è veloce ma ha poca manovrabilità, tipo missile che una volta presa una direzione non può girarsi facilmente per inseguire un bersaglio troppo mobile.
Teniamo anche presente che c'è competizione sotto ma non sono fessi e che il tonno ha l'abitudine di fare un bel macello di pesciolini sfrecciandovi in mezzo e tornare sui suoi passi a raccogliere morti e morenti. In mangianze piccole mi è capitato di prendere spesso con esche grandi in relazione al foraggio proprio in fase di fine della frenesia, il cibo scarseggia e probabilmente l'alternativa è raccogliere quello che si trova in zona senza essere troppo schizzinosi o restare con un “buchino nello stomaco”.. sembra quasi che il nostro stick, più che come pietanza, venga considerato alla stregua del dolcetto di fine pasto.
In situazioni di frenesia ampia invece, può essere più determinate fare la giusta scelta in colore e dimensioni il più possibile simili al pescepasto presente in loco.
Le uniche situazioni disperate sono quelle dei giganti che salgono a inglobare in un solo boccone delle palle di micropescetti, robe tipo megattera sulle aringhe.... qui una soluzione ancora non mi viene, e per catturare in questo caso credo diventi determinante soprattutto il fattore “C”.. quello di cui è ben dotata Belen per capirci.
La ferrata è un attimo un casino, e confesso di non avere ancora una soluzione perfetta; se arriva di lato problemi zero, due o tre belle stangate e pronti al combattimento; se arriva, come in gran parte dei casi succede, da dietro, spesso ci allenterà sia pure di poco il filo e sarà dura piantare gli ami, riusciremo a farlo in genere quando vira di lato o in basso, sempre che non abbia già sputato quel coso così indigesto. Le ferrate imperfette porteranno molto spesso a slamate, e confesso di subirne non poche tuttora, ma le considero parte del gioco.

IL COMBATTIMENTO COL PESCE

Prima di provarci sentivo i miei amici con esperienza in drifting che mi dicevano che era impresa disperata, estremamente difficile, che sarebbero state storie di bobine svuotate e ore passate a tirare... a volte in passato è anche successo o l'ho visto succedere, ma si è trattato dello scotto delle prime volte credo.
In realtà tutto quello che riguarda la pesca classica a drifting è diffcilmente applicabile allo spinning, forse un po' di più al jigging, ma solo per l'inizio combattimento. Non abbiamo fili molto elastici che assorbono le nostre pompate e prolungano i nostri sforzi; con la treccia ogni colpo che diamo alla canna arriva dritto in testa al tonno. Chi viene da una buona esperienza tropicale è sicuramente avvantaggiato, ma non è indispensabile, il mio consiglio è di esser aggressivi.
Nell'ultima uscita ho portato sottobordo un pesce da 30 kg circa in cinque minuti e uno da 50-60 in meno di dieci ( sto aspettando il video relativo ) su 75 metri d'acqua; certo i pesci arrivano sotto belli indiavolati e difficili da maneggiare per il mate, ma con un buon dehooker e gli ami singoli li possiamo mollare ancora in ottima forma, cosa a cui tengo in modo particolare come segno di rispetto per ogni avversario da liberare... se ci vogliamo ( e possiamo, occhio alla legge! ) fare il sushi importa poco, ma se intendiamo rilasciare il nostro avversario meglio farlo nel minor tempo possibile.


Solitamente abbiamo una prima fuga a cui è impossibile opporsi, anche se talvolta una ferrata brutale pare agire da “sedativo” su alcuni esemplari ed indurli ad un combattimento piuttosto passivo, ma certo non è un'eventualità su cui contare; questa fuga è quella tanto magnificata dai nostri colleghi coi tiagra e gli alutecnos, in certi casi di pesci di taglia è indispensabile inseguirli a motore, ma partiamo aiutati dal fatto che siamo a barca libera e spesso in abbrivio, niente ancore o boe o canne da ritirare; non mi è ancora capitato che servisse mezzo chilometro di treccia, ma aspetto il big one per verificare. In gran parte dei casi ce ne sarà una seconda più breve, poi diminuiscono e cessano a seconda di quanta resistenza facciamo loro assaggiare, ovviamente in relazione alla mole.
Il combattimento di resistenza, di dare e prendere filo, meglio condurlo in diagonale, se il tonno viene in verticale diventa tutto più statico e difficile; meglio allontanare la barca cedendo filo e ricominciare da un angolo diverso; diamo tutto quello che possiamo nella pompata, occhio alle frizioni troppo morbide; indispensabile, per accorciare le distanze rapidamente, la pompata breve e veloce senza portare la canna quasi in verticale sopra noi ma utilizzando gli angoli bassi che sono molto più efficaci, specie col pesce in distanza. Il tonno non ha la tenuta laterale, il cosiddetto “effetto aquilone” del GT, ma diventa merce dura alla picca della barca.

Metto una foto di combattimento per meglio rappresentare quanto ho detto sopra per le canne da Tuna-GT; quella in foto è una di quelle che più vengono consigliate per questa pesca e che ho comunque usato anchio con discreti pesci: appare chiara la leva piuttosto lunga che impegna a fondo l'angler anche con carichi relativamente modesti, niente di sbagliato nella canna in se, la leva nasce per la pesca ai carangidi e non al tonno come invece si vuole far passare, ci si può fare ma si soffre, lo conferma la mia schiena. Molto meglio un attrezzo adatto che piega più profondamente e ci agevola non poco nella pompata dei pesci più grandi, almeno nella mi personalissima opinione ( che però coincide con quella di ogni pescatore Jappo che si dedica ai tunnidi hehe ).


Evitiamo le posizioni statiche, primo perchè il tonno prende il nostro ritmo e alla lunga ci frega o ci stronca, secondo perchè finiremmo per insistere sempre sullo stesso tratto di treccia, ricetta sicura o quasi per stressarla e romperla per fatica.
Attenzione a scafo e eliche, il nostro bluefin ha una particolare predilezione per cacciarvici contro il filo, in molti casi sembra che li punti in maniera deliberata e ci può prendere alla sprovvista; più di una volta dopo un recupero vivace ho dovuto cambiare il fluorocarbon ricoperto di antivegetativa!

In tutto questo pippone il sunto di quanto ho appreso personalmente sul campo in un tempo tutto sommato breve, tutto da rivedere e perfezionare, diciamo che sono le impressioni sulle quali imposterò la stagione prossima, ansioso di imparare sempre di più e di confrontarmi con avversari sempre più grandi, magari, se vorranno Dio e l'uomo, in un mare sempre più ricco di questi spettacolari avversari!
Ci sono altre cosettine, altri dettagli su cui non ho approfondito, altre prove che ho in mente di fare, ci sarà tempo per parlare anche di questo più avanti.

1 commento:

  1. articolo fantastico Alessandro, bellissimo per chi come me sogna esperienze simili e prova ad organizzarsi per viverle almeno una volta nei propri mari.
    Grazie

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