The Value of a lure
Oggigiorno sul mercato c'è una scelta pressochè illimitata di artificiali, proprio un bel problema per un collezionista come me; ve ne è di ogni forma, colore, ma soprattutto prezzo.
Se per il normale spinnofilo italiano un'esca da 20-25 euro si può già considerare fuori dalla media, per i malati di tropicale arrivare a sborsare oltre cento euro per un singolo artificiale è cosa non così fuori dalla norma, idem per il pescatore incallito di tonni.
Ma hanno un senso quelle cifre? Non mi voglio pronunciare sul costo dei materiali, sulla necessità di finiture particolarmente acchiappanti per l'occhio o sul fatto che comunque anche esche dal costo inferiore danno spesso e volentieri ottimi risultati.
Andiamo per esempi: l'esca feticcio per eccellenza nel mondo dei pescatori di carangidi è l'arcifamoso GT-gamma, primo stickbait "handmade" a smuovere il mondo dei tropicalisti di tutto il globo, anche se non certamente la prima esca del genere prodotta nella patria Giappone.
All'atto pratico è un bel fuso di legno, rifinito in maniera molto ben fatta, che ha creato una schiera di pescatori affezionati che non possono quasi vivere senza; certi modelli e colori raggiungono prezzi esorbitanti nell'aftermarket.
A ben guardare non è nemmeno un'esca particolarmente resistente, anche se ogni simulacro legnoso ha comunque vita relativamente breve quanto messo a confronto con certe mascelle...
....... si scaglia, si stira l'armatura, si apre all'estremità posteriore spesso e volentieri, quindi perchè spendere 120-150-200 euro per uno di loro?
La risposta è facile, perchè saputo usare bene prende in maniera notevolmente superiore alla media, rende di più in condizioni difficili e ci può cambiare le giornate.... non è cosa da poco se pensiamo a quanto investiamo in un viaggio di pesca o anche semplicemente quanto ci rende contenti una bella cattura.
Io a lui devo il mio yellowfin più grosso e una bella schiera di pesci, pur dovendo ammettere di usarlo molto poco rispetto ad amici che magari lo hanno a fine lenza per l'80 percento del tempo.
A ben frugare ce ne è una bella schiera di piccoli produttori artigianali Giapponesi che costruicono piccoli capolavori di arte pescante, solo che normalmente è molto difficile mettervi sopra le mani per un occidentale come me.
Se poi andiamo a vedere il "reparto tonno" il fenomeno è ancora più accentuato; esiste tutta una serie di artificiali in balsa o altri legni leggerissimi, o addirittura in schiuma e legno assieme, realizzati così per ottenere il miglior movimento possibile in acqua tale da convincere anche il tonno più smaliziato.
La controindicazione è che si tratta di costosi "usa e getta", dato che normalmente non sopravvivono a più di un pesce... come il poverino qui sotto: 90 euro di stick solo perchè l'ho comprato direttamente ad Osaka in un momento di shopping compulsivo, altimenti, spedito e sdoganato, avrebbe sfiorato i 140-150 !!
Se nel paese di origine tale fenomeno è comprensibile anche visto l'alto valore economico del nostro "maguro", è pensabile poter trasferire da noi dei simili concetti?
Negli ultimi due anni di pesca al tonno ho avuto la fortuna di provare sifatti artificiali, e spesso sono stati gli unici a catturare in certe circostanze, con buona pace dei soliti adagi "mangiano piccolo", "sono selettivi", "vedono il terminale", ecc, ecc; quando andiamo a verificare banalmente quanto costa, a livello di carburante e spese accessorie, un'uscita di spinning in altura, direi proprio che un mercato potrebbero averlo.... ha senso andare a spendere alcune centinaia di euro ad ogni uscita senza qualche arma segreta per i momenti difficili? Sì in entrambi i casi probabilmente ma ognuno trova la risposta che gli veste meglio ;)
In soldoni, quello che si compra a caro prezzo è probabilmente l'esperienza di pesca che chi produce simili creature ha accumulato negli anni e trasformato in legno e resina.
Parliamo di esperienza pluriennale, confronti, perfezionamenti, non prove in vasca da bagno o dal moletto sottocasa; non cadiamo nel tranello di credere che perchè un artificiale è molto dettagliato nel look e costa sopra la media per forza di cose catturerà di più... è un errore madornale. Tanti, troppi giocattolini esteticamente cool non hanno alle spalle uno storico sufficente di catture e sono creati solo per acchiappare il pescatore.... i Giapponesi fortunatamente sono maestri non solo di lurebuilding ma anche di serietà, abbiamo molto da imparare da loro!
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Today the market is full of lures of any kind, and that's a real problem for a collector like me; there are of every shape, color and size, bu, first of all, of any price.
If for the common italian fishermana lure that cost about 20-25 euros can be already considered over the average, for the tropical junkies spending over 100 euros on a single lure is not all that uncommon, same thing for the diehard tuna fisherman.
But do those amounts have a reason? I don't wanna discuss about costs of the materials, the need of special finishes that stike the eye or on the matter that also cheaper lures catch their share of fishes, and good fishes.
Let's go with an example: one of the most sought after lure in the world of popping is the ultrafamous GT gamma by Carpenter, the first stickbait to strorm the international world of tropical fishermen, even if not surely the first lure of that kind to appear in Japan.
Looking closely to such lure we see that it's a nice fishy shaped piece of wood, finished in a very appealing way, and it has a crowd of person that cannot almost think to fish without it; some models and colors can reach outstanding prices in the aftermarket.
It'n not an especially strong lure, but we must considered that every wooden stick has a short life expectance when thrown in those jaws....
In practical fishing situation it loses chips, the wire get strightened, bottom end splits often, so why should we spend 120-150-200 euros for one of them?
Answer is easy, because, when you know how to use, it catches fishes in a manner well over the average lure, it fishes more in difficult conditions and it can change the results of the day.... not things to undervalue when we think how much does it cost that trip or how much we get happy for that difficult catch.
I owe my biggest yellowfin tuna to a GT-gamma, and also a good number of memorable fishes, even when I admit that I use it a lot less than some friend of mine who almost always have one at the end of the line.
Looking well, there is a good share o small custom producer in Japan, that build small fishy masterpieces, but it's usually very hard to put our western hands on them.
If we look to the tuna world, the fenomenon is even more pronounced; there are a quantity of lures made in balsa, other soft woods or even wood and foam together, built that way to achieve the best possible action in the water so they can tease even the sharpest tuna.
The drawback is that they are usually "one bite" , because they seldom survive to more than a fish .... like the poor guy of the second picture: 90 euros of stick that I bought in Osaka during a compulsive shopping session!!
We can understand those prices to be easily payed in Japan, as we know how much it's valued the "maguro", but can we think about translating this scene in our country?
In the last two years of tuna popping, I have been lucky enough to try some high end lures, and they've been the only one to score in many circumstances; when we go to calculate how much it costs a deep sea fishing session on the base of fuel, charter and other expences, we can rapidly say they could have a market and a reason to be bought.
As a last consideration, what we buy at high price is probably the fishing experience that the builder of those jewels has accumulated over the years and that has been trasposed in wood and resin.
In most case that special lure is the result of years of testing, confrontations and development on the fishing field, not just a float test in a bathtube or a quick swim in the little harbor near home; but we don't have to get fooled thinking any lure with charming aspect and big money label is consequently good... thinking that way will lead to big mistakes. Way too many good looking toys in my country don't have the right background or a big hystorical of important catches, some are just created to catch fishermen ....luckily Japanese lure crafter are master not only with their hands but also for their seriousness, we've a lot to learn from them!
AVVERTENZE PER I LETTORI
LURE BUILDING & LURE FISHING AROUND THE WORLD
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martedì 27 novembre 2012
mercoledì 21 marzo 2012
VAGABONDANDO VICINO A CASA
Dopo tanti luoghi lontani è un piacere ritornare al proprio Adige per un'oretta di pesca strappata al lavoro.
C'è ancora qualche bel pesce in questo bistrattato fiume, specie verso il confine alto, e oggi, prima uscita dell'anno e primo giorno di primavera, ha voluto donarmi l'incontro con questa bella marmorata:
Brutta foto, fatta in velocità, sono persino entrato in acqua con le scarpe da ginnastica ( ops, stivali dimenticati ) ma la priorità era di rilasciarla in fretta e in buona salute per vivere, crescere e procreare!
Arrivederci a tra qualche tempo!
Chiedo scusa se non sono preciso sulla zona e se la foto è centrata solo sul pesce, ma il motivo è solo cautela.
Per gli amanti dei dettagli tecnici Labrax, Stella 3000, nylon 8 lbs Varivas Gran Trout, IMA Rundam color ayu con un singolo amo barbless della Owner in coda.
C'è ancora qualche bel pesce in questo bistrattato fiume, specie verso il confine alto, e oggi, prima uscita dell'anno e primo giorno di primavera, ha voluto donarmi l'incontro con questa bella marmorata:
Brutta foto, fatta in velocità, sono persino entrato in acqua con le scarpe da ginnastica ( ops, stivali dimenticati ) ma la priorità era di rilasciarla in fretta e in buona salute per vivere, crescere e procreare!
Arrivederci a tra qualche tempo!
Chiedo scusa se non sono preciso sulla zona e se la foto è centrata solo sul pesce, ma il motivo è solo cautela.
Per gli amanti dei dettagli tecnici Labrax, Stella 3000, nylon 8 lbs Varivas Gran Trout, IMA Rundam color ayu con un singolo amo barbless della Owner in coda.
giovedì 9 febbraio 2012
OSAKA FISHING SHOW 2012 .... CARINO, NON MALE, FIGATA !!
Ebbene sì, ho avuto l'occasione di visitare questa fiera arcifamosa!
L'aspettativa era tanta.... "ho visto cose" qualcuno potrebbe dire... In realtà molte le cosine interessanti e molto anche il "colore".
Al solito c'è da notare come molte cose interessanti delle grandi marche non arrivino mai a noi, quasi fossimo terzo mondo... è polemica? Un poco sì, ma è più tristezza notare la poca considerazione di cui noi jiggaroli e popperisti godiamo presso gli operatori del settore italiani.
Parliamo di esche Daiwa e Shimano, tanto per fare due nomi illustri, splendide stickbait e ottimi minnow di cui ho potuto solo fare shopping in negozio purtroppo... speriamo in un futuro più radioso, intanto vi metto qualche foto.
Fiorente il mercato degli stick mentre di popper quasi non vi è traccia:
Interessanti anche le tendenze per il jigging, un'invasione di jigs corti e di livree a fascie orizzontali... proveremo, giudicheremo, in poche parole ci pescheremo:
Le bobine di Nature Boys RPS aumentano la gamma con i modelli per Stella 20000 e vari Saltiga....
E poi, a latere, una soddisfazione personale.... avere la propria foto in bacheca a Osaka non ha prezzo.... per tutto il resto......
Resta da parlare delle canne..... con calma, presto, spero molto presto!!!
L'aspettativa era tanta.... "ho visto cose" qualcuno potrebbe dire... In realtà molte le cosine interessanti e molto anche il "colore".
Al solito c'è da notare come molte cose interessanti delle grandi marche non arrivino mai a noi, quasi fossimo terzo mondo... è polemica? Un poco sì, ma è più tristezza notare la poca considerazione di cui noi jiggaroli e popperisti godiamo presso gli operatori del settore italiani.
Parliamo di esche Daiwa e Shimano, tanto per fare due nomi illustri, splendide stickbait e ottimi minnow di cui ho potuto solo fare shopping in negozio purtroppo... speriamo in un futuro più radioso, intanto vi metto qualche foto.
Fiorente il mercato degli stick mentre di popper quasi non vi è traccia:
Interessanti anche le tendenze per il jigging, un'invasione di jigs corti e di livree a fascie orizzontali... proveremo, giudicheremo, in poche parole ci pescheremo:
Le bobine di Nature Boys RPS aumentano la gamma con i modelli per Stella 20000 e vari Saltiga....
E poi, a latere, una soddisfazione personale.... avere la propria foto in bacheca a Osaka non ha prezzo.... per tutto il resto......
Resta da parlare delle canne..... con calma, presto, spero molto presto!!!
domenica 1 gennaio 2012
RIFLESSIONI DEL PRIMO GENNAIO, BILANCIO DI UN ANNO
Giunti all'inizio del 2012 è normale ripensare all'anno passato e a quanto ci ha dato, perchè c'è sempre del buono, ogni giorno è un'esperienza in più nel bene e nel male; per me personalmente è stato un anno di crescita professionale ma anche di grandi soddisfazioni di pesca, ho gironzolato un bel po' all'estero ma ho avuto anche grandi soddisfazioni dal Mare Nostrum... è tempo di un piccolo album dei ricordi del 2011 con alcuni pesci che, per una ragione o per l'altra, mi hanno lasciato un sentimento particolare...
Quello che mi ha reso più felice è stato l'inaspettato incontro con il grande pinna gialla, a ricordarmi che c'è sempre anche la fortuna da tenere in considerazione e non siamo noi a controllare sempre tutto:
Ma il primo pesce importante del 2011 in ordine di tempo non è mio, è il GT veramente grosso preso dall'amico Christian alle Andamane senza tante puttanate, senza paranoie, pescando onestamente con attrezzi assolutamente standard, PE6 e popper da 120 grammi, perchè il successo di un viaggio si misura soprattutto nel divertimento degli amici e nel condividere momenti da ricordare, fan@#lo gli egoismi!!!
Poi la Isla, Cuba, il salto di un bigbarra si pianta sempre nella memoria anche se in tanti non lo considerano un pesce tanto interessante:
Poi sempre Cuba, South Ana Maria, troppi i pesci da ricordare in un viaggio in cui ho imparato tante cose nuove... diciamo che i più rappresentativi sono stati tre:
E poi l'indimenticabile Nuova Caledonia coi miei record personali, GT da 56 e Yellowfin da 60, quello di apertura, entrambi a stickbait, entrambi senza eccedere con gli attrezzi, PE8 e PE7 rispettivamente....
Diciamo che me la sono goduta, e, cosa più importante, ho condiviso sempre queste esperienze con ottimi amici!
A voler trovare il pelo nell'uovo c'è stato un grande assente pur avendolo cercato, sia pure senza dedicarvi troppo tempo: parlo del dogtooth di grossa taglia che continua a sfuggirmi; è una preda che richiede spot specifici e tanta dedizione, e, dato che io di calare bonitos vivi sotto copertura non ne ho voglia ...... richiederà ancora parecchi sacrifici o una gran bella botta di culo... ma noi abbiamo pazienza!
C'è pure qualche altro triste dettaglio che stona nell'anno passato, ma fa parte delle faccende dello spietato mercato: ma mi chiedo io, perchè qualcuno sente bisogno di fregarsi le immagini dei miei pesci per metterli nei suoi video pubblicitari e farli apparire per suoi? Non potrebbe riuscire a pescarli da solo? Suvvia siamo seri che il mare è pieno di pesci e non c'è bisogno di barare, non saranno sempre grossi o sempre record ma basta saperli prendere!!!! Il nostro pubblico merita di meglio di queste stronzate, merita pescatori come loro e non figure cartonate, e lo dico con una punta di rammarico e un po' di tristezza!!!
Resta da pensare ai propositi per l'anno prossimo, i desideri.... sarà forse l'anno del bluefin over 100 a spinning ( senza barare ovviamente )? La canna l'ho già presa, una bella Ripple Big Tuna Japan da PE6-12.... sarà l'anno della riconciliazione col big tarpon o quello della ricerca del rostrato? Non lo so, per ora i miei programmi si rivolgeranno un po' alla pesca più leggera, senza affanni o ricerche maniacali che qualcuno traveste da passione ma di fatto impediscono di godersi tutto lo scenario, che è fatto sì di pesci ma anche di luoghi incantevoli, di sensazioni, di amici e di aria esotica....
Ho voglia di lampughe e ricciole, avversari che ho molto trascurato, ma anche di mangrovia come sempre e poi di qualcosa di nuovo...
Iniziamo tranquilli, Guinea Bissau sul programma, si parte tra due giorni e devo fare le valigie... un saluto a chi ha voluto leggermi e agli amici tutti e ovviamente un augurio di "tight lines" per l'anno appena nato!
Quello che mi ha reso più felice è stato l'inaspettato incontro con il grande pinna gialla, a ricordarmi che c'è sempre anche la fortuna da tenere in considerazione e non siamo noi a controllare sempre tutto:
Ma il primo pesce importante del 2011 in ordine di tempo non è mio, è il GT veramente grosso preso dall'amico Christian alle Andamane senza tante puttanate, senza paranoie, pescando onestamente con attrezzi assolutamente standard, PE6 e popper da 120 grammi, perchè il successo di un viaggio si misura soprattutto nel divertimento degli amici e nel condividere momenti da ricordare, fan@#lo gli egoismi!!!
Poi la Isla, Cuba, il salto di un bigbarra si pianta sempre nella memoria anche se in tanti non lo considerano un pesce tanto interessante:
Poi sempre Cuba, South Ana Maria, troppi i pesci da ricordare in un viaggio in cui ho imparato tante cose nuove... diciamo che i più rappresentativi sono stati tre:
L'estate poi, l'Adriatico coi suoi tonni.... con la speranza che i giganti siano tornati per restare...
E poi l'indimenticabile Nuova Caledonia coi miei record personali, GT da 56 e Yellowfin da 60, quello di apertura, entrambi a stickbait, entrambi senza eccedere con gli attrezzi, PE8 e PE7 rispettivamente....
Diciamo che me la sono goduta, e, cosa più importante, ho condiviso sempre queste esperienze con ottimi amici!
A voler trovare il pelo nell'uovo c'è stato un grande assente pur avendolo cercato, sia pure senza dedicarvi troppo tempo: parlo del dogtooth di grossa taglia che continua a sfuggirmi; è una preda che richiede spot specifici e tanta dedizione, e, dato che io di calare bonitos vivi sotto copertura non ne ho voglia ...... richiederà ancora parecchi sacrifici o una gran bella botta di culo... ma noi abbiamo pazienza!
C'è pure qualche altro triste dettaglio che stona nell'anno passato, ma fa parte delle faccende dello spietato mercato: ma mi chiedo io, perchè qualcuno sente bisogno di fregarsi le immagini dei miei pesci per metterli nei suoi video pubblicitari e farli apparire per suoi? Non potrebbe riuscire a pescarli da solo? Suvvia siamo seri che il mare è pieno di pesci e non c'è bisogno di barare, non saranno sempre grossi o sempre record ma basta saperli prendere!!!! Il nostro pubblico merita di meglio di queste stronzate, merita pescatori come loro e non figure cartonate, e lo dico con una punta di rammarico e un po' di tristezza!!!
Resta da pensare ai propositi per l'anno prossimo, i desideri.... sarà forse l'anno del bluefin over 100 a spinning ( senza barare ovviamente )? La canna l'ho già presa, una bella Ripple Big Tuna Japan da PE6-12.... sarà l'anno della riconciliazione col big tarpon o quello della ricerca del rostrato? Non lo so, per ora i miei programmi si rivolgeranno un po' alla pesca più leggera, senza affanni o ricerche maniacali che qualcuno traveste da passione ma di fatto impediscono di godersi tutto lo scenario, che è fatto sì di pesci ma anche di luoghi incantevoli, di sensazioni, di amici e di aria esotica....
Ho voglia di lampughe e ricciole, avversari che ho molto trascurato, ma anche di mangrovia come sempre e poi di qualcosa di nuovo...
Iniziamo tranquilli, Guinea Bissau sul programma, si parte tra due giorni e devo fare le valigie... un saluto a chi ha voluto leggermi e agli amici tutti e ovviamente un augurio di "tight lines" per l'anno appena nato!
giovedì 3 novembre 2011
IL NOSTRO SHOP...
... è quasi pronto, nasce dalla nostra passione di pescatori giramondo, ci è costato lavoro e sacrificio ma alla fine siamo operativi, anche se in attesa della web finale.
Quindi, dato che in magazzino ci sono tante cosette carine e che tante altre ne stanno arrivando, nasce un piccolo blog funzionale a mò di vetrina: http://vagabondfishermanshop.blogspot.com/
Ogni richiesta o domanda via mail è benvenuta!
Quindi, dato che in magazzino ci sono tante cosette carine e che tante altre ne stanno arrivando, nasce un piccolo blog funzionale a mò di vetrina: http://vagabondfishermanshop.blogspot.com/
Ogni richiesta o domanda via mail è benvenuta!
giovedì 11 agosto 2011
UNA FIRMA PER L'ISONZO
Da un post dell'amico Dario su Seaspin:
Nella vicina Slovenia è partito l'iter per l'approvazione della nuova legge per il piano energetico e con l'articolo 565 si vuole abolire il regime di tutela dell'Isonzo (Soca). Questo aprirebbe la via alla costruzione di nuove dighe distruggendo quello che rimane di questo splendido fiume.
Gli stessi pescatori sloveni hanno chiesto aiuto lanciando una petizione contraria alla nuova legge. La petizione può essere firmata on line http://www.petizionionline.it/petizione/raccolta-firme-per-salvare-lisonzo-sloveno-ed-italiano/4650 (testo in italiano e sloveno) oppure possono essere scaricati i moduli da stampare per la raccolta delle firme dal sito degli amici friulani di FiumeIsonzo che per primi si sono mobilitati in difesa del fiume http://www.fiumeisonzo.com/images/raccolta_firme_isonzo_ita-slo.pdf . Le firme raccolte potranno essere scansite e inviate al Ministero dell'Economia sloveno email ez.mg@gov.si .
C'è bisogno dell'aiuto di tutti, grazie in anticipo a chi vuole sostenere un fiume che nonostante tutto non vuole morire.
Già ha detto tutto lui, io ho ricordi bellissimi di giornate passate su quel fiume a insidiare le grosse trote marmorate locali, una delle poche acque ancora ben popolate da tale mitico salmonide, e quindi mi unisco all'appello a sostenere l'iniziativa.
Nella vicina Slovenia è partito l'iter per l'approvazione della nuova legge per il piano energetico e con l'articolo 565 si vuole abolire il regime di tutela dell'Isonzo (Soca). Questo aprirebbe la via alla costruzione di nuove dighe distruggendo quello che rimane di questo splendido fiume.
Gli stessi pescatori sloveni hanno chiesto aiuto lanciando una petizione contraria alla nuova legge. La petizione può essere firmata on line http://www.petizionionline.it/petizione/raccolta-firme-per-salvare-lisonzo-sloveno-ed-italiano/4650 (testo in italiano e sloveno) oppure possono essere scaricati i moduli da stampare per la raccolta delle firme dal sito degli amici friulani di FiumeIsonzo che per primi si sono mobilitati in difesa del fiume http://www.fiumeisonzo.com/images/raccolta_firme_isonzo_ita-slo.pdf . Le firme raccolte potranno essere scansite e inviate al Ministero dell'Economia sloveno email ez.mg@gov.si .
C'è bisogno dell'aiuto di tutti, grazie in anticipo a chi vuole sostenere un fiume che nonostante tutto non vuole morire.
Già ha detto tutto lui, io ho ricordi bellissimi di giornate passate su quel fiume a insidiare le grosse trote marmorate locali, una delle poche acque ancora ben popolate da tale mitico salmonide, e quindi mi unisco all'appello a sostenere l'iniziativa.
martedì 29 marzo 2011
PICCOLI BIG FISH....
Ovvero, ogni tanto serve un po' di misura!
Bello insidiare megaGT, cubere giganti, tonni e altri mostri marini con attrezzature oversize, popperare duro con due etti di legno dall'altra parte della lenza, ferrare sempre venti volte con attrezzi che piegano giusto se proprio ci tiriamo dentro con cattiveria..... ma uno mica può fare solo quello, almeno io mi stufo e devo alternare con un po' di pesca rilassante. Per non parlare di chi viaggia con la famiglia e vuole fare quattro lanci senza impegno vicino all'albergo o di chi, come me, è innamorato della pesca con gli artificiali in tutte le sue misure.
Ecco che niente di meglio di una spiaggia tropicale, una flat camminabile o una scoglierina bassa per esercitare la nostra passione con piccoli predatori che, in proporzione, nulla hanno da invidiare ai soliti blasonati
Per apprezzare tutto questo la chiave è la misura, una cannetta da 20-30 grammi, un mulinello proporzionato e affidabile e un trecciatino sulle 20 libbre, robetta da bass praticamente, ci apriranno in molti luoghi le porte del divertimento.
Le prede possibili sono innumerevoli, dal classico barracuda a molti carangidi, sia esemplari piccoli di specie maggiori che varietà di taglia limitata; e poi i molti snappers, pesci dalla difesa tenace e sempre in cerca di un rifugio, per non parlare di aguglioni tropicali di alcuni kg, piccoli esemplari di cernia, ladyfish, piccoli pelagici, bonefish e mille altri.
Unica cosa da ricordare i terminali belli spessi; seppure piccoli i nostri avversari hanno armi e capacità insidiose per la tenuta dei nostri fili, e una buona scorta di filo nel mulinello, per fare fronte all'occasionale corridore.
Come esche quello che più ci piace, minnows multicolori dai 9 ai 12 cm, ondulantini e metal jigs, testine con bucktail o con gommino e piccoli topwater, robusti anche loro e con ancorette o ami di buona resistenza.
Per il resto, puro fun fishing!
Bello insidiare megaGT, cubere giganti, tonni e altri mostri marini con attrezzature oversize, popperare duro con due etti di legno dall'altra parte della lenza, ferrare sempre venti volte con attrezzi che piegano giusto se proprio ci tiriamo dentro con cattiveria..... ma uno mica può fare solo quello, almeno io mi stufo e devo alternare con un po' di pesca rilassante. Per non parlare di chi viaggia con la famiglia e vuole fare quattro lanci senza impegno vicino all'albergo o di chi, come me, è innamorato della pesca con gli artificiali in tutte le sue misure.
Ecco che niente di meglio di una spiaggia tropicale, una flat camminabile o una scoglierina bassa per esercitare la nostra passione con piccoli predatori che, in proporzione, nulla hanno da invidiare ai soliti blasonati
Per apprezzare tutto questo la chiave è la misura, una cannetta da 20-30 grammi, un mulinello proporzionato e affidabile e un trecciatino sulle 20 libbre, robetta da bass praticamente, ci apriranno in molti luoghi le porte del divertimento.
Le prede possibili sono innumerevoli, dal classico barracuda a molti carangidi, sia esemplari piccoli di specie maggiori che varietà di taglia limitata; e poi i molti snappers, pesci dalla difesa tenace e sempre in cerca di un rifugio, per non parlare di aguglioni tropicali di alcuni kg, piccoli esemplari di cernia, ladyfish, piccoli pelagici, bonefish e mille altri.
Unica cosa da ricordare i terminali belli spessi; seppure piccoli i nostri avversari hanno armi e capacità insidiose per la tenuta dei nostri fili, e una buona scorta di filo nel mulinello, per fare fronte all'occasionale corridore.
Come esche quello che più ci piace, minnows multicolori dai 9 ai 12 cm, ondulantini e metal jigs, testine con bucktail o con gommino e piccoli topwater, robusti anche loro e con ancorette o ami di buona resistenza.
Per il resto, puro fun fishing!
sabato 5 febbraio 2011
AMI DRIZZATI E STRANE TEORIE
Girando per i siti di tropicalisti duri e incalliti si vedono spesso foto di ancorette e ami raddrizzati dalle poderose mandibole dei GT, ami magari in grado di trainare un furgoncino che si storcono alla fine di un'attrezzatura con un carico di rottura molto inferiore a quello necessario a causare quei danni.... perchè allora?
Dopo una settimana di Andamane e alcune bizzarre esperienze ho maturato qualche idea e convinzione.... ma cominciamo con le foto inquietanti:
Un buon caro, in tutti i sensi, GT gamma "El diablo" di Carpenter dopo l'incontro ravvicinato con un GT stimato sui 35 kg che è stato comunque salpato appeso alle due punte meno compromesse dell'amo ventrale.
Le ancore sono delle Gamakatsu GT recoder del 6/0, l'armatura dell'esca è stata stirata e deformata, ma l'anellino di connessione al terminale si presentava perfetto... e allora come e perchè?
La risposta unica che mi viene in mente è che, allamato il primo pesce, un secondo carangide abbia afferrato l'esca nel tentativo di strapparla al primo, e così si siano sviluppate tra i due le forze necessarie a tale disastro.
Daltronde non è una novità che i grossi carangidi si spartiscano le prede; da quanto ho visto, sia in pratica che in filmati di documentari, i trevally hanno l'abitudine di attaccare anche prede molto grosse, tali da non entrare intere in bocca, e farle a pezzi con l'aiuto dei compagni e delle loro mandibole dalla stretta poderosa; i denti acuminati e soprattutto la forza micidiale delle mascelle permettono loro infatti di sbranare letteralmente gli altri pesci quasi fossero dei piranhas troppo cresciuti, altrettanto è chiaro l'uso che fanno delle loro bocche quando li vediamo masticare il popper su cui sono allamati nel tentativo di demolirlo.
A posteriori mi pare di poter pensare che molti dei danni da fotografia riportati da esche e ami non siano da attribuire alla forza del GT, ma a quella di più GTs in opposizione, quali cani su uno stesso osso.
Dopo una settimana di Andamane e alcune bizzarre esperienze ho maturato qualche idea e convinzione.... ma cominciamo con le foto inquietanti:
Un buon caro, in tutti i sensi, GT gamma "El diablo" di Carpenter dopo l'incontro ravvicinato con un GT stimato sui 35 kg che è stato comunque salpato appeso alle due punte meno compromesse dell'amo ventrale.
Le ancore sono delle Gamakatsu GT recoder del 6/0, l'armatura dell'esca è stata stirata e deformata, ma l'anellino di connessione al terminale si presentava perfetto... e allora come e perchè?
La risposta unica che mi viene in mente è che, allamato il primo pesce, un secondo carangide abbia afferrato l'esca nel tentativo di strapparla al primo, e così si siano sviluppate tra i due le forze necessarie a tale disastro.
Daltronde non è una novità che i grossi carangidi si spartiscano le prede; da quanto ho visto, sia in pratica che in filmati di documentari, i trevally hanno l'abitudine di attaccare anche prede molto grosse, tali da non entrare intere in bocca, e farle a pezzi con l'aiuto dei compagni e delle loro mandibole dalla stretta poderosa; i denti acuminati e soprattutto la forza micidiale delle mascelle permettono loro infatti di sbranare letteralmente gli altri pesci quasi fossero dei piranhas troppo cresciuti, altrettanto è chiaro l'uso che fanno delle loro bocche quando li vediamo masticare il popper su cui sono allamati nel tentativo di demolirlo.
A posteriori mi pare di poter pensare che molti dei danni da fotografia riportati da esche e ami non siano da attribuire alla forza del GT, ma a quella di più GTs in opposizione, quali cani su uno stesso osso.
Nello specifico di questo caso si vede che le punte delle ancorette non sono state solo stirate, ma pure ritorte, e, se avete presente la maniera di combattere e ruotare di questi pesci ne riconoscerete magari gli effetti:
La soluzione? Possiamo anche cercare ami sempre più robusti, ma, al crescere dei pesci, il problema potrebbe riproporsi, anche un paio di Owner ST76 hanno fatto una brutta fine questo giro.
Snodare con degli assist? Possibile! Ma la mia scelta per le prede grandi, d'ora in poi, sarà un singolo amo triplo ventrale, tanto un grosso carangide non avrà problemi a bersi per intero il nostro popper... e ci saranno anche altri vantaggi che vi illustrerò appena ho sottomano le foto dei veri big di questo viaggio.... a breve!
domenica 2 gennaio 2011
PARTIRE E' UN PO'.... SOFFRIRE...
Il nuovo anno comincia con una destinazione nuova, per me ovviamente, non per il popolo pescante, dato che si tratta di una meta ben conosciuta, le Isole Andaman, catena di piccole terre nel golfo del Bengala; partenza il 26 con dei buoni amici... ciò significa che mi posso dedicare a pescare intensamente e in maniera godereccia per una volta, sapendo che i compagni sanno il fatto loro e che l'organizzazione è delle più valide.
Le prede possibili sono tante, la solita moltitudine dell'Oceano Indiano e dintorni, il tempo è poco dato che mi tratterrò giusto una settimana, e l'indecisone su cosa portare come attrezzatura è peggiore che mai.
Si dovrebbe imparare a razionalizzare il "parco attrezzi" dopo anni di viaggi, invece sempre c'è la voglia di provare qualcosa di nuovo unita alla difficoltà ad abbandonare quanto ci ha già dimostrato la sua validità in passato... Che mi porto? La canna XXheavy da PE10, nuova immacolata Fisherman GTMonster77, sembrerebbe sovradimensionata in un teatro simile, ma ho tanta voglia di provarla e pescare sul profondo lanciando mostri legnosi, magari riuscire nel malcelato sogno di fare salire un bel dogtooth su uno stick oversize; la solita TR-S da popping "quotidiano", mica posso abbandonarla; la Ripple da stick, ci vuole; e la "tuna" della Major la vorrei per pescare a stick light, perchè lancia un miglio e per provare tante eschine nuove; la Carpenter da due once invece posso lasciarla a casa, forse sì, anzi no, metti che trovo i vela, o che voglio fare un po' di pesca relax... è dura!
Col jigging andiamo meglio... forse! La solita tuttofare RedTail Monster, non potrei abbandonarla mai, troppo gustosa, troppo versatile, troppo canna filosofale; però le Andamane sono acque di cernioni, viene voglia di tentare il colpaccio, ed è un po' che la Akabadora Kentu, questo è il nome che l'amico Max ha dato al prototipo fatto per me, aspetta di trovare pane per i suoi denti sulle 130 libbre e di fare brutale tiro alla fune; e se poi i pesci sono schizzinosi come in altri luoghi? Tocca pescare fino, e magari una Smith AMJ col relativo rotantino e PE4 mi farebbero divertire con metal da 120-150 e inchiku modificati. Quanta roba, il Carmate è già oltre la sua capacità credo, aiuto!
Basta che non mi riduca così:
Le prede possibili sono tante, la solita moltitudine dell'Oceano Indiano e dintorni, il tempo è poco dato che mi tratterrò giusto una settimana, e l'indecisone su cosa portare come attrezzatura è peggiore che mai.
Si dovrebbe imparare a razionalizzare il "parco attrezzi" dopo anni di viaggi, invece sempre c'è la voglia di provare qualcosa di nuovo unita alla difficoltà ad abbandonare quanto ci ha già dimostrato la sua validità in passato... Che mi porto? La canna XXheavy da PE10, nuova immacolata Fisherman GTMonster77, sembrerebbe sovradimensionata in un teatro simile, ma ho tanta voglia di provarla e pescare sul profondo lanciando mostri legnosi, magari riuscire nel malcelato sogno di fare salire un bel dogtooth su uno stick oversize; la solita TR-S da popping "quotidiano", mica posso abbandonarla; la Ripple da stick, ci vuole; e la "tuna" della Major la vorrei per pescare a stick light, perchè lancia un miglio e per provare tante eschine nuove; la Carpenter da due once invece posso lasciarla a casa, forse sì, anzi no, metti che trovo i vela, o che voglio fare un po' di pesca relax... è dura!
Col jigging andiamo meglio... forse! La solita tuttofare RedTail Monster, non potrei abbandonarla mai, troppo gustosa, troppo versatile, troppo canna filosofale; però le Andamane sono acque di cernioni, viene voglia di tentare il colpaccio, ed è un po' che la Akabadora Kentu, questo è il nome che l'amico Max ha dato al prototipo fatto per me, aspetta di trovare pane per i suoi denti sulle 130 libbre e di fare brutale tiro alla fune; e se poi i pesci sono schizzinosi come in altri luoghi? Tocca pescare fino, e magari una Smith AMJ col relativo rotantino e PE4 mi farebbero divertire con metal da 120-150 e inchiku modificati. Quanta roba, il Carmate è già oltre la sua capacità credo, aiuto!
Basta che non mi riduca così:
Su esche e accessori ci riflettiamo tra qualche giorno, anche se il tempo stringe ormai...
sabato 18 dicembre 2010
LA RESISTENZA DEI NOSTRI ARTIFICIALI
Non capita molto spesso di soffermarsi sulle qualità di durata degli artificiali che compriamo quando siamo in negozio; li acquistiamo spesso per colore, aspetto, forma, fama, più o meno come comprare gli adorni per il nostro albero la settimana prima di Natale. Capita poi che nell'uso pratico non rispecchino le nostre aspettative, sedotte più da caratteristiche estetiche che da attenta valutazione.
Però ci sono anche articoli dall'eccelsa durevolezza; a me è capitato di restare sorpreso mentre mi godevo un bagno ristoratore al termine di una bella giornata di pesca nell'Oceano Indiano, quando la corrente mi mise davanti l'oggettino della foto:
Dalla forma molti avranno riconosciuto un classico minnow della Giapponese Tackle House, chissà quante storie avrebbe da raccontare se potesse parlarci. Le molteplici incrostazioni e la copertura di briozoi ci dicono che ha navigato a lungo, tanto a lungo che le ancorette si sono disciolte, ne restava una minima parte che si è staccata al momento di raccoglierlo. La colorazione originale è ben difficile da riconoscere ma la struttura metallica è ancora impeccabile, come pure split ring e solid connessi che, seppur incrostati, non sembrano particolarmente ossidati.
Una cosa che colpisce è il terminale ancora attaccato, a conferma di quanto il monofilo sopravviva anche nell'ostico mondo salato, pensiamo bene a cosa fare dei nostri rimasugli di filo quando siamo per mare, e riportiamoli a casa con noi, faremo un gran favore all'ambiente.
mercoledì 15 dicembre 2010
IL PERICOLO RONZANTE
Ogni assiduo viaggiatore tropicale si sarà imbattuto in insetti fastidiosi di diverse specie, dalle quasi invisibili sand-flies alle mosche cavalline ai più comuni rappresentanti dei culicidi, ovvero zanzare o mosquitos di diverse specie più o meno pericolose.
Essi rappresentano non solo un grandissimo fastidio per le loro punture irritanti, ma possono essere il veicolo di trasmissione di parassiti e malattie anche molto gravi per l'essere umano, tra cui possiamo ricordare la Febbre Gialla, che richiede apposita e obbligatoria vaccinazione, la Malaria, con relativa profilassi, la Dengue, in forte espansione e tuttora senza una cura specifica.
Ovviamente, non avendo questo blog la competenza per addentrarci in discorsi di carattere medico, il primo consiglio obbligatorio è di prendere tutte quelle cautele che i centri specifici di medicina del viaggiatore possono darci in relazione alle mete che vogliamo visitare. Detto questo, vediamo che strumenti possiamo trovare sul mercato per ridurre i rischi di puntura da parte dei pestiferi insetti.
Il primo e più classico rimedio che viene in mente è costituito dai classici repellenti, in spray, lozione o gel, ora rintracciabili anche in formulazioni che sostengono di essere efficaci con le "zanzare tropicali"; sicuramente possono costituire una prima barriera, anche se non tutti i prodotti manifestano la stessa efficacia in tutti i luoghi e con tutte le specie e se dobbiamo tenere ben presente che vengono facilmente dilavati da acqua e sudore, per cui dobbiamo ricorrere a riapplicazioni abbastanza frequenti.
Ricordiamoci anche magari uno stick per alleviare il prurito del dopo puntura, non avrà alcuna protezione sulla nostra salute ma potrà risollevare il nostro umore dopo un attacco delle bestiacce.
In realtà vi è una linea di difesa ancora anteriore a cui dovremmo prestare particolarmente attenzione, specie in quelle zone riconosciute endemiche di patologie pericolose; sto parlando del nostro abbigliamento, pantaloni lunghi, scarpe chiuse e maniche lunghe, oltre a una buona bandana attorno al collo, mettono al riparo la gran parte del nostro corpo, lasciando esposte solo quelle zone facilmente controllabili come mani e volto; in casi estremi di aggressività e numerosità delle zanzare l'unico rimedio che resta è un cappello specifico con retina come quello che vedete in foto che, unitamente a un paio di guanti, ci isolerà completamente dagli attacchi.
Un piccolo aggeggino, visibile anchesso in foto, che si è rivelato utile in molte situazioni è quel piccolo emettitore acustico che si può attaccare alla cintura o a un bottone della camicia; è fornito di batterie solari e il suo scopo è quello teorico di emettere un ronzio molto simile a quello delle zanzare maschio, che vengono evitate dalle femmine già fertilizzate che sono poi quella parte della popolazione che si alimenta del nostro sangue .... non è infallibile ma spesso è stato un ottimo aiuto, un investimento di pochi euri rintracciabile nei negozi più forniti di escursionismo.
Altri accorgimenti del nostro comportamento possono tornare utili; per esempio cerchiamo possibilmente di stare sottovento rispetto a mangrovie, cespugli e pozze d'acqua stagnante, infatti gli insetti sono attratti principalmente dalle nostre emissioni respiratorie di anidride carbonica ed è quindi molto meglio se vengono allontanate dai "condomini di zanzare" piuttosto che portate dritte verso di loro a costituire la traccia perfetta da risalire.
Non dimentichiamoci poi dei nostri alloggi; l'aria condizionata spesso risolve, come pure un buon fornelletto a piastrine da lasciare attivo in nostra assenza; in mancanza di essi cerchiamo almeno di dormire al riparo di una classica zanzariera tesa sopra al letto e prestiamo particolarmente attenzione al tempo che trascorriamo in bagno.
Giusto due righe banali che spero siano comunque di utilità a chi si cimenta per le prime volte in avventure piscatorie esotiche... e, se avete voglia di approfondire le conoscenze su qualche piccolo incubo legato alla puntura di zanzara, digitate "torsalo" su un qualunque motore di ricerca, non pericoloso ma assolutamente disgustoso e da evitare!
LA BIBLIOTECA: FISHING THE FLATS
Un classico e intramontabile, un must nella biblioteca di ogni pescatore tropicale.
Scritto nel 1983 da due "guru" della pesca sportiva come Mark Sosin e Lefty Kreh, rappresenta ancora oggi un validissimo riferimento per chi vuole conoscere o approfondire la pesca nelle flats caraibiche; altresì le informazioni contenute su ambienti, maree, approccio ai pesci e relativi combattimenti trovano degli ottimi teatri di applicazione nelle acque di tutto il mondo.
Se la parte relativa alle attrezzature risulta un po' vintage in qualche passo per l'ovvio progresso avuto in tutti gli anni che sono passati dalla prima edizione, le informazioni per capire ambienti e pesci sono attualissime e universali. Capitoli come "Understanding Tides", "Finding Fish" o "Hooking and landing fish" contengono nozioni importanti che, secondo me, dovrebbero entrare a far parte del bagaglio tecnico di ogni pescatore completo.
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