Pescando spesso al tropico, è un po' di tempo che i riscontri sugli artificiali e sulla loro efficacia non sono più gli stessi. Chi ha cominciato qualche anno fa ricorderà come i grossi popper fossero la scelta principale nella gran parte delle destinazioni esotiche, soprattutto per carangidi e snappers ma anche per molteplici catture di contorno. Negli ultimi anni le sensazioni sono cambiate, capita sempre più spesso che a risolvere una battuta di pesca siano artificiali di taglia ridotta, piccoli secondo gli standard a cui la pesca heavy ci aveva abituati.
Le ragioni, a sentire in giro, sarebbero varie, prima fra tutte la pressione di pesca ormai diffusa ovunque che avrebbe educato i pesci a schivare gli oggetti eccessivamente rumorosi e vistosi riconoscedoli come innaturali; altre concause di circostanza che talvolta si aggiungono sono i moderati livelli di aggressività in condizioni non ottimali di clima, maree e temperatura delle acque.
L'azione umana avrebbe portato in molti casi all'eliminazione degli esemplari più aggressivi, i primi sulle nostre esche, o quantomeno alla loro educazione in caso di catch and release andato a buon fine.
Riscontri in tal senso ne ho avuti tanto in acque cubane che in Oceano Indiano, casi eclatanti l'ultimo viaggio alle Maldive e quello di novembre in Madagascar, entrambe destinazioni classiche da "popperone".
In particolare nell'ultimo appena concluso, un popperino di 75 grammi è stato il catturatore quasi unico di GT, red snappers e coral trout, pur in una condizione di elevato moto ondoso e turbolenza e pesce in caccia attiva. Restano indispensabili i lanci lunghi e l'attrezzatura pesante e diventa quindi obbligatoria una buona tecnica di lancio per presentare oggettini piccoli a ottanta metri con la stessa efficacia dei cugini più grandi.
Ecco che una canna longcast, come ad esempio la ripple fisher GT82LC recensita qualche post fa, ci aiuta non poco in tali circostanze, abbinata ad un trecciato premium e ad ogni altro trucchetto che ci consenta distanza.
Attenzione alle esche piccole, è sempre buono accertarsi che siano sufficientemente robuste, dato che spesso non nascono per simili sollecitazioni. Anche ami e ancorette vanno scelti a misura, 3/0 come minimo di ancora, al di sotto delle quali preferisco gli ami, per evitare di perdere pesci per il raddrizzamento delle triple in un combattimento violento.
E' uno strano concetto di "finesse" estremo che però sempre più spesso risolve le situazioni difficili.
Non che i popperoni tradizionali, le grosse stick o i pencil lunghi un piede non abbiano più ragione d'essere, tuttaltro, spesso sono loro a tenere banco, ma non priviamoci dell'arma "leggera" se non vogliamo perdere gustose occasioni.
Alcuni pesci sul mio Pato da 75 grammi alle Maldive in un giorno fortunato:
E un GT dal Madagascar che si è letteralmente ingoiato la stick affondante da 80 grammi:
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